Quando uscì nel 1967 in prima mondiale l’edizione italiana del libro di memorie di Evgenija Ginzburg, Viaggio nella vertigine, l’effetto fu per certi aspetti sconvolgente. All’insaputa dell’autrice, si era riusciti a far pervenire in occidente un documento del samizdat di grandissimo spessore storico, umano e letterario che Marija Olsuf’eva seppe volgere in densa prosa italiana. Scrisse poi l’autrice: «io – che per lunghi anni avevo abitato le tane ghiacciate dei deportati … avevo la fortuna di essere pubblicata in una città che rispondeva al suono melodioso di Milano».

Il 23 agosto 1991, i telespettatori sovietici assistono increduli a uno spettacolo che mai avrebbero immaginato di vedere. All’onnipotente segretario generale dell’onnipotente Partito comunista dell’Unione Sovietica, Michail Gorbacev, appena liberato da una residenza estiva in cui i ribelli l’avevano imprigionato, viene intimato pubblicamente di tacere.

Il progetto di Gorbaciov di trasformare l’Unione Sovietica in una confederazione di Stati sovrani fallì dopo la secessione di varie Repubbliche. Nel settembre del 1991 l’Urss, già parzialmente disintegrata si dissolse.
BUDAPEST, Ungheria 13 maggio 2015 - Karoly Miklosi si stava recando al lavoro in stamperia nel febbraio del 1945, quando i sovietici lo acchiappò per il lavoro degli schiavi. I russi iniziarono a prendere i diciottenni prima in Romania, poi in Ucraina, per quello che gli ungheresi chiamavano "malenky robot", una traduzione distorta delle parole russe per "lavori umili".
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Non è raro vedere magliette di Che Guevara indossate con orgoglio in ogni tipo di manifestazione da giovani e meno giovani in tutto il mondo. Il suo ritratto è uno dei più iconici: la famosa foto di Che Guevara è l'immagine più riprodotta nella storia della fotografia. Time Magazine lo ha nominato uno dei 100 personaggi più influenti del 20° secolo.
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Questione di Trieste: indica la lunga controversia sulla definizione dei confini che oppose l'Italia alla Iugoslavia dalla fine della seconda guerra mondiale alla stipulazione del trattato di Osimo nel 1975. Alla base della disputa vi furono, oltre Trieste, i territori del goriziano e dell’Istria passati sotto la sovranità italiana alla fine della prima guerra mondiale dopo un lungo dominio austriaco.

Paolo Granzotto - Il Giornale, 15/02/2008 - In occasione della «Giornata del ricordo» che commemora i massacri delle foibe e lesodo dei giuliani-dalmati mi sarebbe piaciuto rivedere le fotografie del nostro (?) presidente Sandro Pertini che, ai funerali di Tito, con aria affranta, toccava la bara del suo compagno.
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La fine della guerra e una «pulizia etnica» dimenticata: le foibe. Il 15 maggio 1943, la direzione sovietica decide di sciogliere il Comintern. La decisione di rinunciare ufficialmente a «esportare» la rivoluzione mira a rassicurare gli alleati e a migliorare i rapporti con loro. Favorisce altresì l’emergere di una definizione della «via nazionale» al comunismo, propria di ciascun paese.
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Le foibe: anche un gran numero di italiani sono stati vittime della violenza comunista. I partigiani di Tito, e molti partigiani comunisti italiani si sono macchiati di azioni raccapriccianti: deportazioni, uccisioni gratuite, torture, e atti di sadismo hanno contraddistinto molte azioni della "resistenza" nelle zone di confine. Secondo le stime più attendibili sono oltre 10.000 gli italiani vittime delle azioni dei comunisti in Friuli e in Jugoslavia.