Varlam Shalamov, il cronista che entrò nel gulag sovietico da bolscevico e ne uscì testimone dell’abisso.
Nel 1999 fu pubblicata, per la prima volta in Italia, l’opera monumentale di Varlam Salamov, I racconti della Kolyma, sull’inferno dei gulag sovietici. Fu un caso letterario. Quindici anni fa – e ancora oggi – il paragone fra i gulag e i lager è per alcuni inammissibile: la casa editrice Einaudi si rifiutò di pubblicare l’introduzione del polacco Gustaw Herling, reo di aver messo sullo stesso piano i «gemelli totalitari», nazismo e comunismo sovietico.
Autore: Sergio Rapetti. Fonte dell'articolo: ccdc.it
Vivere o scrivere, nell’urss bolscevico-staliniana… questo è il problema. Ma prima di dover affrontare una simile alternativa, era sembrato a Šalamov, in un momento cruciale della sua vita, che la prospettiva per lui fosse un’altra, quella più normale per un aspirante poeta e letterato: vivere e scrivere. Nato il 18 giugno 1907, si era trasferito diciottenne a Mosca, quasi un decennio dopo la rivoluzione di Ottobre, dalla natia Vologda; era figlio di un prete ortodosso, Tichon, di idee progressiste in politica e autoritario in famiglia, e di una madre, Nadežda, viceversa affettuosa e mite che lo aveva cresciuto nel culto della poesia.
Figlio di un prete ortodosso, Varlam Tichonovic Shalamov [1907-1982] è nato a Vologda (a 200 chilometri da Mosca) il 18 giugno 1907. Internato nei gulag di Stalin, dopo la morte del dittatore sovietico (nel 1953) si dedicò per vent'anni alla stesura dei Racconti di Kolyma, la sua opera più celebre, summa delle sue esperienze all'interno dei campi dove il regime l'aveva spedito per 17 anni.
Scrive Stephane Courtois (uno degli autori del monumentale "Libro nero del comunismo"): Alle ragioni generali, che stanno alla base di un lavoro di memoria e di storia, si è aggiunta per alcuni una motivazione personale. Alcuni autori di questo libro non sono stati estranei in passato al fascino del comunismo. Talvolta sono stati anche parte attiva, al loro modesto livello, del sistema comunista, sia nella versione ortodossa leninista-stalinista, sia in quelle annesse e dissidenti (trotzkista, maoista). E se rimangono legati alla sinistra - e proprio in virtù di questo fatto -, sono costretti a riflettere sulle ragioni della loro cecità.
Questa riflessione ha preso anche le vie della conoscenza, tracciate dalla scelta dei loro argomenti di studio, dalle loro pubblicazioni scientifiche e dalla loro collaborazione con diverse riviste: «La nouvelle alternative», «Communisme». Questo libro è un ulteriore momento della loro riflessione. Una riflessione che continua a impegnarli in quanto hanno coscienza del fatto che non bisogna lasciare a un'estrema destra, sempre più presente, il privilegio di dire la verità; i crimini del comunismo vanno analizzati e condannati in nome dei valori democratici, non degli ideali nazionalfascisti.
Comunisti oggi in Italia
Le ragioni della memoria non bastano? Bene, le immagini di cosa è attualmente il comunismo potrebbero convincervi a sostenere questo sito.
Carlos Franqui, rivoluzionario della prima ora e poi dissidente, ha passato molti anni nel nostro Paese: ""Sui delitti di Fidel Castro la sinistra ha girato la testa"
"In Italia la sinistra ha sempre girato la testa dall'altra parte. Più con il silenzio che con l'appoggio aperto. In nome dell'antiamericanismo hanno sempre perdonato tutto a Fidel Castro.
Leggi tutto: Sui delitti di Fidel Castro la sinistra ha girato la testa
Le stragi cominciarono subito dopo la presa del potere Contro i contadini Lo storico Andrea Graziosi: nelle campagne vi fu il ricorso sistematico alla presa di ostaggi, inclusi donne e bambini, e alla loro esecuzione. Molto spesso la Russia zarista viene descritta dagli studiosi come il «regno delle tenebre» ma era molto meno dispotica rispetto al regime sovietico.
Leggi tutto: Lenin maestro di Stalin nella pratica del terrore
Understanding Stalin - Russian archives reveal that he was no madman, but a very smart and implacably rational ideologue.
How did Stalin become Stalin? Or, to put it more precisely: How did Iosif Vissarionovich Djugashvilithe grandson of serfs, the son of a washerwoman and a semiliterate cobbler become Generalissimo Stalin, one of the most brutal mass murderers the world has ever known?
di Giampiero Mughini 28 ottobre 2013 - Il Sole 24 Ore
Aleksandr Solzenicyn - Nato nel 1918, orfano di padre, laureato in matematica, a lungo un marxista e un leninista convinto (il miscuglio di «un marxista e di un democratico», dirà di sé più tardi), Aleksandr Solzenicyn era un capitano dell'Armata Rossa quando la polizia sovietica lo arrestò nel febbraio 1945. A guerra non ancora finita. Lo acciuffarono mentre era accucciato nel fango e nella neve bagnata di una postazione da cui stavano sparando contro i tedeschi.
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Le foibe: anche un gran numero di italiani sono stati vittime della violenza comunista. I partigiani di Tito, e molti partigiani comunisti italiani si sono macchiati di azioni raccapriccianti: deportazioni, uccisioni gratuite, torture, e atti di sadismo hanno contraddistinto molte azioni della "resistenza" nelle zone di confine. Secondo le stime più attendibili sono oltre 10.000 gli italiani vittime delle azioni dei comunisti in Friuli e in Jugoslavia.