Le teorie economiche dei comunisti si sono rivelate fallimentari: ovunque applicate hanno prodotto enormi catastrofi. Tuttavia alcune idee dei socialisti e dei comunisti sulla società, sulla famiglia, sull'educazione dei figli continuano a circolare, producendo danni altrettanto gravi e una aberrante povertà morale nelle società occidentali.
L'estrema deriva di questo pensiero è l'ideologia gender che sostiene la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori scritti nel corpo, ma che gli uomini e le donne sono uguali da ogni punto di vista. C'è, per l'ideologia gender, una differenza morfologica ma non conta nulla ed è superabile. Per gli ideologi gender, la differenza maschile / femminile è una differenza esclusivamente culturale: gli uomini sono uomini perché sono educati da uomini, le donne sono donne perché sono educate da donne.
C'è secondo Stefano Zecchi (scrittore, filosofo ed ex comunista) un motivo culturale che conduce a propagandare la filosofia gender e cioè che l’estremismo radicale con cui prima la sinistra affermava che il comunismo era la salvezza per i popoli è stato trasferito nella convinzione che i generi vadano aboliti. “Dire che i generi non sono più maschio e femmina – afferma – ma addirittura 56 tipi diversi diventa la battaglia per un’identità politica. Come prima credevano sinceramente che il comunismo salvasse il genere umano e si riconoscevano nella moralità ineccepibile, così oggi sostengono che il gender salva dall’abbrutimento. Ma così la politica diventa biologismo, selezione della specie, darwinismo deteriore. Basta leggere i loro testi”.
Sempre Zecchi sull'indottrinamento dei bambini all'ideologia gender fin dalle scuole elementari: «Mette i brividi questo tentativo di sottrarre i bambini all’educazione dei genitori, contrapponendo ai valori e alle tradizioni della loro famiglia, qualcosa di imposto dallo Stato e di aleatorio». «Una cosa degna del peggior comunismo stalinista».
Comunisti contro la famiglia
Marx e Engels avevano le idee chiare sulla famiglia. Distruggerla. E l'hanno scritto ben chiaro nel Manifesto del partito comunista (http://it.wikisource.org/wiki/Il_Manifesto_del_Partito_Comunista/II):
Abolire la famiglia! Sino i più radicali s’indignano a questa esecrabile intenzione dei comunisti.
Quale è la base della famiglia borghese dell’epoca nostra? Il capitale e il guadagno individuale. La famiglia non esiste allo stato completo che per la borghesia, ma essa si completa nella prostituzione pubblica, e nella soppressione delle relazioni di famiglia per il proletario. La famiglia del borghese sparisce naturalmente colla scomparsa del suo completamento necessario, e l’uno e l’altro scompaiono coll’abolizione del capitale.
Ci rimproverate di volere abolire l'educazione dei fanciulli fatta dai loro parenti? Confessiamo il delitto.
Voi pretendete che sostituendo l’educazione sociale all’educazione domestica si spezzano i vincoli più cari. La vostra educazione non è forse essa pure determinata dalla società, dalle condizioni sociali, nelle quali voi allevate i vostri fanciulli, dall’intervento diretto od indiretto della società coll’aiuto delle scuole, ecc.? I comunisti non inventano l’influenza della società sull’educazione, essi ne cambiano soltanto il carattere e strappano l’educazione all’influenza della classe dominante.
Comunismo e diritto all'aborto
Le cifre sull'aborto forzato in Cina (la politica del figlio unico) sono impressionanti: si stimano 400 milioni di morti da quando è entrato in vigore l'obbligo di generare un solo figlio. In anni recenti si sono superati i 13.000.000 di aborti all'anno. Il grafico illustra bene il divario con gli altri paesi.
L’aborto libero e legale, cioè riconosciuto dalla Legge come diritto, come cosa giusta, appare per la prima volta nella Storia con la Rivoluzione comunista del 1917: il comunismo parte dal presupposto arbitrario che la famiglia non sia un istituto naturale, ma un portato della Storia, un istituto artificiale. La famiglia sarebbe tipica di un mondo ingiusto e corrotto, quello "borghese", che riconosce la proprietà privata dei beni materiali e quella che per i comunisti è la «proprietà privata degli affetti», la famiglia, appunto. Per Vladimir Lenin (1870-1924), che si colloca sulla scia dei pensatori social-comunisti - Dom Deschamps (1716-1774), Étienne-Gabriel Morelly (1717-1778), Babeuf (Settecento), Charles Fourier (1772-1837) e Karl Marx (Ottocento) - abolizione della proprietà privata significa dunque anche abolizione dei rapporti familiari moglie-marito, genitori-figli: per questo introduce, coerentemente, il divorzio e l'aborto.
L'aborto per i comunisti è giustificabile anche alla luce di un altro cardine del pensiero comunista: il materialismo. L'uomo, e così pure il bimbo nel ventre materno, è pura materia, senza anima e destino immortali. Le conseguenze pratiche non tardano a manifestarsi. Françoise Navailh, nella sua Storia delle donne: il Novecento, a cura di Françoise Thebaud, (Ed. Laterza 1992), scrive:
«L'instabilità matrimoniale e il rifiuto massiccio dei figli sono i due tratti caratteristici del tempo. Gli aborti si moltiplicano, la natalità cala in modo pauroso, gli abbandoni dei neonati sono frequenti. Gli orfanotrofi sommersi, diventano dei veri mortori. Aumentano gli infanticidi e gli uxoricidi. Effettivamente, i figli e le donne sono le prime vittime del nuovo ordine delle cose. I padri abbandonano la famiglia, lasciando spesso una famiglia priva di risorse»
Gli effetti di tale politica divorzista e abortista si vedono ancor oggi: basti pensare quanti e quanto grandi sono gli orfanotrofi negli ex Paesi comunisti (Romania, Ucraina, Bielorussia, Russia, ecc…), da cui vengono presi gran parte dei bambini adottati in Europa (adozioni internazionali). In Russia si arrivava al punto, come ha raccontato Olga Kovalenko, olimpionica in Messico nel 1968, che, come lei,
«anche altre ginnaste nell'URSS venivano indotte a concepire e poi abortire, perché con la gravidanza l'organismo femminile può produrre più ormoni maschili e sviluppare più forza. Se rifiutavano, niente Olimpiadi».
Il comunismo e l'ideologia "gender"
In campo di morale sessuale il comunismo ha fatto una completa inversione ideologica: sotto Stalin, Mao, e altri tiranni comunisti gli omosessuali venivano imprigionati, deportati e costretti ai lavori forzati. Ora, sotto le bandiere del partito comunista, ancheggiano pederasti, lesbiche, trans e ogni altra possibile categoria di persone appartenenti a qualche devianza sessuale.
Le sedi di Sel / PD / Rifondazione comunista sono piene di bandiere arcobaleno, che capovolte sono diventate l'emblema dei "gay". Sono state rimosse le foto ufficiali di Stalin, (probabilmente non quelle di Lenin o di Mao) ma campeggiano in bella vista i ritratti di Pasolini. Uno degli artefici di questa tendenza della sinistra a farsi portatrice delle rivendicazioni di sodomiti e altri deviati è Mario Mieli.
Mario Mieli [Mario Mieli: comunismo e depravazione] filosofo, pederasta e comunista italiano scriveva:
Il maschilismo dimostra di essere il più grave impedimento alla realizzazione della rivoluzione comunista: esso divide il proletariato e – quasi sempre – fa dei proletari eterosessuali i tutori della Norma sessuale repressiva di cui il capitale necessita per perpetuare il proprio dominio sulla specie. Gli eterosessuali maschi proletari sono corrotti: essi accettano di farsi pagare la misera moneta fallofora del sistema per tenere a freno, in cambio delle gratificazioni meschine che ne traggono, la potenzialità rivoluzionaria transessuale delle donne, dei bambini e degli omosessuali. http://it.wikiquote.org/wiki/Mario_Mieli
« Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica » http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Mieli
In un brano del "saggio" “Gay rivoluzionario” di Mario Mieli, eroe – simbolo dell’omosessualismo, icona dell’ideologia gender in Italia:
“Noi sodomizzeremo i vostri figli, simboli della vostra mascolinità debole, dei vostri sogni superficiali e delle vostre volgari menzogne. Li sedurremo nelle vostre scuole, nei vostri dormitori, nelle vostre palestre, nei vostri spogliatoi, nelle vostre arene, nei vostri seminari, nei vostri gruppi giovanili, nei bagni dei vostri teatri, nelle vostre caserme, nei vostri parcheggi, nei vostri club maschili, nelle vostre camere del Congresso, ovunque gli uomini sono insieme ad altri uomini. I vostri figli diventeranno i nostri lacchè e faranno ciò che vogliamo. Saranno plasmati di nuovo a nostra immagine. Ci desidereranno e ci adoreranno”.
Mieli abbracciò il marxismo, cercando di rimodularlo sulle istanze della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale e ritenendo la società capitalista intrinsecamente omofoba. E' considerato il "filosofo" di riferimento di tutti quelli che si riconoscono sotto la sigla lgbt (lesbico – gay – bisex – trans).
Links a siti esterni:
- Propaganda omosessuale e "gender" nelle scuole italiane:
http://www.tempi.it/scuola-di-stato-lgbt-zecchi-sottraggono-i-figli-educazione-dei-genitori-degno-del-peggior-comunismo-stalinista - Intervista a Chen Guangcheng, il dissidente cinese che ha svelato al mondo gli aborti forzati del regime comunista cinese:
http://www.tempi.it/intervista-esclusiva-a-chen-guangcheng-l-eroe-cinese-cieco-che-svelo-al-mondo-gli-aborti-forzati-del-regime-comunista - L'olocausto cinese degli aborti imposti dal partito comunista:
http://www.tempi.it/blog/hanno-costretto-mia-moglie-ad-abortire-al-settimo-mese-non-si-ferma-lolocausto-cinese