Il 9 febbraio 1940, Witold Rybicki, un bambino di sette anni, e la sua famiglia si svegliarono nel cuore della notte perché avevano bussato alla porta della loro casa a Lida, in Polonia (l'odierna Bielorussia). Fuori c'era un ufficiale della polizia segreta sovietica, allora chiamato NKVD (poi divenne KGB), che diede ordini a suo padre: “Non scappare. La tua casa è circondata da soldati. Hai un'ora per mettere in valigia i tuoi effetti personali. Non preoccuparti di portare molto. Tutto ciò di cui hai bisogno sarà a destinazione.”
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Fotografie di una spedizione di ricercatori del museo che cercano di catalogare il Gulag sovietico prima che scompaia - 21:46, 14 agosto 2017 Fonte: Medusa
Il 12 agosto, il Museo di storia del Gulag di Mosca ha completato una spedizione nella regione di Magadan, dove i ricercatori hanno catalogato i resti del campo di prigionia “Butugychag”. A partire dalla metà degli anni '40, i detenuti di questa struttura estrassero e arricchirono l'uranio utilizzato per creare armi nucleari sovietiche. Meduza pubblica le foto di questa spedizione, insieme a un resoconto dell'esploratore capo, Roman Romanov, direttore del Museo di storia del Gulag di Mosca.
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La giornata del Ricordo torna ogni anno in punta di piedi a ricordarci l’altra metà rimossa della storia, dell’orrore e della pietà. Me ne sono occupato altre volte, sottolineando le ragioni per cui ricordare le foibe e l’esodo: perché è il capitolo italiano del comunismo mondiale, perché è l’ultima commemorazione dedicata all’amor patrio, perché descrive le sofferenze di un popolo, perché ci ricorda che gli orrori non esistono da una parte sola. E noi dobbiamo prendere sulle nostre spalle la storia universale della pietà, a partire da coloro che ci sono più vicini. Ma questo 10 febbraio vorrei raccontarvi una storia, anzi due, sull’orlo delle foibe, che ebbero però un lieto fine.
A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: “Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo”. Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.
Leggo di sfuggita da alcuni titoli che qualche genio sta implementando l’obbligo di mascherine all’aperto. Non leggo oltre i titoli perché non ho il tempo e men che meno la voglia di leggere le sesquipedali bugie che ci vengono raccontate da mesi da ogni organo d’informazione. Per la stessa ragione non ascolto più alcun telegiornale. Come faccio a dire che sono bugie? Perché se una affermazione non è logica, allora essa non è vera. Per esempio, dire che il lockdown ha salvato migliaia di vite è certamente falso. Nessun dubbio su questo. Perché, al momento in cui scrivo, i morti per Covid per milione d’abitanti sono stati 595 in Italia e 583 in Svezia. Ma in Svezia non v’è stato alcun lockdown. Ergo il lockdown italiano non ha salvato nessuno. Neanche uno. Naturalmente in senso statistico, ma è una finezza complicata da spiegare, soprattutto ai trinariciuti, che inalano qualunque idiozia senza sentirsi turbati.
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"L'ideologia Chavez-Maduro è uno degli adattamenti del comunismo"
Roberto Mansilla Blanco - 5 maggio 2020
Renato Cristin è un filosofo e professore di Ermeneutica filosofica all’Università di Trieste, e insieme a Vladimir Bukovsky è il promotore della campagna internazionale Appeal for Nuremberg Trials for Communism, finalizzata a condurre a un giudizio i crimini storici del comunismo. In questa intervista esclusiva per il sito venezuelano Venezuela Viva. Qué Vaina!, risponde alle nostre domande sulla sua iniziativa, sul ruolo del comunismo negli eventi in corso, con uno sguardo molto critico sul regime abusivo di Nicolás Maduro e del chavismo in Venezuela.
Leggi tutto: Intervista con Renato Cristin sulla Norimberga per il Comunismo
Il sentiero esistenziale di Vladimir Bukovskij si è purtroppo interrotto il 27 ottobre alle 21.30, stroncato improvvisamente da un attacco cardiaco, ma il suo cammino storico è di tale potenza da restare vigoroso e, ancor più, si irrobustisce in misura direttamente proporzionale al tempo che passa, perché la sedimentazione delle sue riflessioni e della sua testimonianza di vita rafforza la memoria del suo lavoro storico, culturale e politico, dedito alla ricerca e all’affermazione della verità prima di ogni altro obiettivo, prima di ogni altra esigenza.
Secondo uno studio del matematico russo Nikolay Yemelyanov, docente alla Università Ortodossa San Tichon, nei sette anni di potere leninista -dalla rivoluzione russa del 1917 fino alla morte di Lenin nel 1924-, circa 25mila sacerdoti ortodossi furono imprigionati e 16mila vennero uccisi, in quanto cristiani.
Leggi tutto: Il comunismo uccise 20 milioni di cristiani, altro che Inquisizione!