Purghe staliniane: epurazione di tutti i quadri dirigenti del Partito comunista dell’Unione Sovietica che potessero fare ombra a Stalin, voluta dal dittatore nella seconda metà degli anni Trenta e attuata dalla polizia segreta mediante assassinii, arresti e deportazioni illegali e soprattutto attraverso processi-farsa, basati su false prove e false testimonianze, estorcendo con l’inganno o la tortura false confessioni, e conclusi sempre con la condanna, spesso a morte, degli imputati.
Vennero così eliminati tra gli altri: Lev Trotzkij nel 1929, dopo l’esilio cui era stato costretto, Zinov’ev, Kamenev e Bucharin. L’inizio della “Grande purga” ovvero del “Grande Terrore”, come pure è stata chiamata questa ondata repressiva, fu provocato dal misterioso assassinio di Sergej M. Kostrikov, detto Kirov, segretario del partito di Leningrado, avvenuto il 1° dicembre 1934.
Esso diede a Stalin il pretesto per scatenare una serie di inchieste poliziesche in base alle quali, alla fine delle purghe, nel 1938 finì davanti ai giudici e quindi al plotone d’esecuzione perfino colui che le aveva avviate, Jagoda, capo dell’NKVD, la polizia politica sovietica progenitrice del KGB.
Mentre il diffuso clima di terrore colpiva milioni e milioni di “nemici del popolo”, contribuendo all’economia schiavistica del regime del Gulag e a mantenere in stato di sudditanza il resto della popolazione, si calcola, nonostante l’ovvia assenza di dati certi, che siano state giustiziate più di 700.000 persone, pari al 10 per cento del totale degli arrestati.