Fidel Castro: noto anche con l'appellativo di Líder máximo ("Condottiero supremo"), a quanto pare attribuitogli quando, il 2 dicembre 1961, dichiarò che Cuba avrebbe adottato il comunismo. E' al potere dal 1959. Castro è presidente del Consiglio di stato, presidente del Consiglio dei ministri, primo segretario del Partito comunista cubano e comandante in capo delle forze armate.
Proveniente da un'agiata famiglia, frequentò l'Università dell'Avana, dove partecipò attivamente alla vita politica studentesca, aderendo al Partito popolare. Nel 1950 si laureò in giurisprudenza e iniziò quindi la carriera di avvocato. Salito al potere Fulgencio Batista y Zaldívar (1952), Castro militò nelle file dell'opposizione, partecipando ai falliti moti rivoluzionari del 1953: fu lui a organizzare l'attacco del 26 luglio alla caserma Moncada a Santiago de Cuba, in memoria del quale fondò poi il "Movimiento 26 de Julio" con l'obiettivo di provocare un'insurrezione nell'isola.
CASTRO E LA RIVOLUZIONE CUBANA
Per l'attacco alla caserma Moncada Castro venne condannato a quindici anni di prigione; due anni dopo, tuttavia, fu amnistiato e si rifugiò in Messico, da dove organizzò la lotta al regime di Batista. Il 2 dicembre 1956, con un gruppo armato di cui facevano parte il fratello Raúl e l'amico Ernesto "Che" Guevara, sbarcò nel sud-est di Cuba, conquistandosi subito le simpatie e l'appoggio della popolazione; rifugiatosi tra le montagne della Sierra Maestra con un manipolo di guerriglieri, dopo una serie di scontri con i soldati di Batista nel dicembre del 1958 poté marciare vittoriosamente su L'Avana, costringendo il dittatore alla fuga. Nel febbraio del 1959 Castro si proclamò primo ministro e affrontò sin dall'inizio i gravi problemi economici e sociali del paese con una serie di riforme di impronta socialista, nazionalizzando tutte le imprese e collettivizzando l'agricoltura. Questi provvedimenti penalizzarono gli interessi economici e strategici che da tempo gli Stati Uniti avevano sull'isola: nel marzo del 1960 il governo americano per ritorsione annullò tutti gli accordi commerciali sottoscritti in passato e nel 1961 sostenne un tentativo controrivoluzionario organizzato da esiliati cubani. Lo sbarco della baia dei Porci si risolse però in un clamoroso fallimento, determinando il progressivo avvicinamento di Castro all'Unione Sovietica.
L'INFLUENZA SOVIETICA E LA CRISI DEI MISSILI
Sul piano interno, la sua politica si spostò su posizioni spiccatamente marxiste: fu istituito un sistema monopartitico e si costrinsero all'esilio i principali oppositori politici. Negli stessi anni Castro ratificò con Mosca una serie di accordi per ottenere armamenti, crediti e rifornimenti alimentari, entrando sempre di più nell'orbita di influenza sovietica, fino al punto di permettere all'URSS l'installazione sul territorio cubano di una base di lancio per missili atomici (1962). La reazione degli Stati Uniti a una minaccia nucleare così vicina al loro territorio segnò il culmine della Guerra Fredda tra le due superpotenze e fece scoppiare una delle più gravi crisi del dopoguerra, la crisi cubana dei missili, che si concluse, dopo una serie di delicate trattative tra John F. Kennedy e Nikita Kruscev, con il ritiro delle testate atomiche.
L'APERTURA ALL'OCCIDENTE E L'EMBARGO AMERICANO
Nel corso degli anni Settanta Castro assunse la guida del movimento delle nazioni non allineate e inviò più volte contingenti militari in Africa a sostegno dei paesi membri dell'organizzazione. Di fronte alla nuova politica del premier sovietico Michail Gorbaciov all'insegna della glasnost e della perestrojka, il líder máximo cubano si mantenne su posizioni di rigida ortodossia marxista. Il suo regime risentì tuttavia pesantemente del collasso dell'URSS e del Comecon (1990-1991), al punto che Castro si vide costretto ad avviare un processo di graduale riforma del sistema economico e politico. Una nuova legge adottata nel 1995 permise l'ingresso nell'isola dei primi investitori stranieri, anche se gli effetti positivi del nuovo corso furono in parte vanificati dal durissimo embargo economico imposto dagli USA nel febbraio del 1996, a seguito di un incidente militare. All'interno di questa nuova politica di apertura si iscrive anche la prima visita di Castro in Vaticano nel dicembre del 1996, seguita, nel gennaio del 1998, da quella di Giovanni Paolo II a Cuba.
Photogallery: Fidel Castro accolto a New York dai suoi ammiratori