Assurdità del comunismo
Le assurdità del comunismo sono davvero innumerevoli quanto le atrocità commesse da questa ideologia. In questa pagina sono raccolte un po' alla rinfusa alcuni di questi fatti. Quello che stupisce maggiormente è la totale ottusità della burocrazia statalista di stampo comunista (di ogni statalismo si potrebbe dire la stessa cosa, ma l'ottusità e l'arroganza della burocrazia marxista, specialmente di quella cinese, resta insuperabile).

Aleksandr Solzenicyn
Solženicyn, Aleksandr Isaevič (Kislovodsk 1918 - Mosca 2008) scrittore sovietico che ha fatto conoscere al mondo intero l'orrore dei campi di concentramento comunisti. Figlio di un proprietario terriero cosacco e di un'insegnante, compì gli studi all'università di Rostov. Nel 1941 si arruolò volontario nell'esercito, ma nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, fu condannato a otto anni di prigione per aver criticato la politica di Stalin in una lettera indirizzata a un amico.

Anne Applebaum - Interviste TV
Anne Elizabeth Applebaum (Washington, 25 luglio 1964) è una giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca. Nel 2004 ha vinto il Premio Pilitzer per la saggistica con il libro Gulag: storia dei campi di concentramento sovietici (Gulag: A History). In carriera ha scritto per importanti testate statunitensi come The Economist, The Washington Post e Slate Magazine. È sposata con Radosław Sikorski, attuale Ministro degli esteri della Polonia.

Questo è un uomo nonostante il gulag
Esce Visera, terribile preludio ai Racconti della Kolyma. Lo scrittore forzato Varlam Salamov racconta la nascita dei lager sovietici. Saviano: "Editori vicini al partito comunista lo ritennero reazionario e favolistico" di Giuseppe Ghini 29/06/2010 - Il Giornale.
C’è una letteratura che spesso si preferisce dimenticare, rimuovere. Šalamov, l’autore dei Racconti della Kolyma, appartiene a questa letteratura. Non per ragioni ideologiche, almeno non noi. Per ragioni ideologiche l’ha rifiutato l’Einaudi degli anni Settanta, l’ha rimosso l’intelligencija di sinistra, quella che si dimetteva pur di non presiedere la Biennale del dissenso del 1977, quella che ancor oggi si scandalizza del revisionismo relativo ai Lager nazisti e che ha sulla coscienza un peccato identico di negazionismo per quanto riguarda i GULag sovietici.

Varlam Shalamov: testimone dell’abisso
Varlam Shalamov, il cronista che entrò nel gulag sovietico da bolscevico e ne uscì testimone dell’abisso.
Nel 1999 fu pubblicata, per la prima volta in Italia, l’opera monumentale di Varlam Salamov, I racconti della Kolyma, sull’inferno dei gulag sovietici. Fu un caso letterario. Quindici anni fa – e ancora oggi – il paragone fra i gulag e i lager è per alcuni inammissibile: la casa editrice Einaudi si rifiutò di pubblicare l’introduzione del polacco Gustaw Herling, reo di aver messo sullo stesso piano i «gemelli totalitari», nazismo e comunismo sovietico.

Varlam Šalamov: il dovere della memoria
Autore: Sergio Rapetti. Fonte dell'articolo: ccdc.it
Vivere o scrivere, nell’urss bolscevico-staliniana… questo è il problema. Ma prima di dover affrontare una simile alternativa, era sembrato a Šalamov, in un momento cruciale della sua vita, che la prospettiva per lui fosse un’altra, quella più normale per un aspirante poeta e letterato: vivere e scrivere. Nato il 18 giugno 1907, si era trasferito diciottenne a Mosca, quasi un decennio dopo la rivoluzione di Ottobre, dalla natia Vologda; era figlio di un prete ortodosso, Tichon, di idee progressiste in politica e autoritario in famiglia, e di una madre, Nadežda, viceversa affettuosa e mite che lo aveva cresciuto nel culto della poesia.

Varlam Shalamov
Figlio di un prete ortodosso, Varlam Tichonovic Shalamov [1907-1982] è nato a Vologda (a 200 chilometri da Mosca) il 18 giugno 1907. Internato nei gulag di Stalin, dopo la morte del dittatore sovietico (nel 1953) si dedicò per vent'anni alla stesura dei Racconti di Kolyma, la sua opera più celebre, summa delle sue esperienze all'interno dei campi dove il regime l'aveva spedito per 17 anni.

Brigate Rosse - Partito Comunista Combattente
Le Brigate Rosse hanno rivendicato 86 omicidi, in gran parte agenti di Polizia e Carabinieri, magistrati e uomini politici. Agli omicidi vanno aggiunti i ferimenti, i sequestri di persona e le rapine compiute per "raccogliere fondi" per l'organizzazione. Ci sono molti siti su cui approfondire il criminale operato delle Brigate Rosse. A noi interessa qui accennare alle radici culturali delle Brigate Rosse che seppure sconfitte sia militarmente che moralmente hanno sparso il loro veleno in ampi settori della società.
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