I Falchi Gender e la saggezza della Tamaro
In prima pagina sul Corriere della Sera oggi compare un’ode a Michela Murgia firmata da Roberto Saviano, due dei principali scrittori italiani. Con molta meno enfasi, un po’ nascosto nelle pagine interne, il Corriere della Sera ha pubblicato nei giorni scorsi un testo in cui Susanna Tamaro (la scrittrice italiana che ha venduto più copie di tutte al mondo, terza assoluta dopo Eco e Collodi) racconta la sua disforia di genere infantile: voleva disperatamente essere maschio, poi con l’adolescenza la questione si è “dissolta come neve al sole” e la riappacificazione con il proprio essere donna è stata naturale. Scrive la Tamaro che se fosse caduta nelle grinfie dei “falchi gender” a otto o dieci anni avrebbe avuto la pubertà bloccata dalla triptorelina per poi finire dipendente a vita da pillole e iniezioni di ormoni “perché la natura è più forte della cultura” e di certo di ogni cultura ideologica come quella che sottopone i bambini definiti “trans” a tali trattamenti. Michela Murgia e Roberto Saviano tifano invece per quella ideologia con i loro scritti imbevuti di teorie queer contro la famiglia naturale. E allora mi sono incaponito a cercar di capire chi ha ragione.
Le immagini della strage compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023
Uccisioni: oltre 1.200 - Ferimenti: oltre 6.000 - Rapiti e presi in ostaggio: 253
Il governo israeliano ha reso disponibile a tutti la documentazione visuale dei crimini commessi da Hamas durante l’attacco terroristico del 7 ottobre. Sono immagini terrificanti di una barbarie mai vista. Mostratele a tutti coloro che sostengono i palestinesi e i tagliagola maomettani.
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https://saturday-october-seven.com/
Questo è quello di cui sono capaci i palestinesi: barbari che vivono nell'odio, nel fanatismo e che ambiscono al martirio. Gli stessi che l'11 settembre 2001 festeggiavano in piazza gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle di New York
L’Istria riflessa nella lirica di Lina Galli
La poesia è sempre stata per Lina Galli un modo d’essere e uno strumento efficace per raccontare e rivelare con massima trasparenza i problemi collettivi. Attraverso la trilogia Giorni di guerra (1950), Tramortito mondo (1953) e Notte sull’Istria (1958), la poetessa è riuscita a raccontare il profondo dolore della sua gente durante e a seguito della Seconda Guerra Mondiale. Le prime due sillogi sono considerate lo specchio dell’Istria distrutta e travagliata dalla guerra.
Nasce il grande Museo delle foibe
Il governo stanzia 8 milioni: obiettivo realizzarlo in due anni a Roma. Lo gestirà la Regione
Il sogno di un grande Museo nazionale del Ricordo delle foibe e dell'esodo è diventato ieri realtà. Il Consiglio dei ministri, su proposta del premier e del responsabile della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha approvato il disegno di legge sull'istituzione del Museo a Roma.
Ma quali fascisti: gli esuli di Fiume erano italiani
Foibe, Umberto Smaila: "Ma quali fascisti: gli esuli di Fiume erano italiani" - Figlio di esuli istriani, Umberto Smaila ricorda quel periodo storico e commemora le vittime delle foibe. "Ci sono ancora un negazionismo esasperato e poca conoscenza della storia"
Figlio di esuli fiumani, Umberto Smaila porta nella propria storia famigliare le tracce di quel drammatico passato. E le testimonia appassionandosi, quasi a voler tenere viva la memoria di un tempo assoggettato per troppi anni a un ingiusto oblio. Alla vigilia del Giorno del Ricordo, il popolare cantante e intrattenitore non ha abdicato a questa personale missione e anzi, al Giornale.it ha spiegato l'importanza di una commemoriazione fedele alla realtà storica e priva di negazionismi.
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Papa Francesco è una catastrofe per la Chiesa in Europa e nel mondo
La storica ad Huffpost critica il Pontefice per la “autoreferenzialità”, per la “ambiguità” davanti alle guerre e all'antisemitismo, per l' “odio anti-occidentale”, per i silenzi sulle donne iraniane, sugli armeni, sugli abusi dei preti, per i fallimenti della diplomazia vaticana: “La Chiesa non conta più niente, il Papa è come un influencer”
23 Novembre 2023
Lucetta Scaraffia è storica e giornalista. Ha insegnato Storia contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma. Ha curato Donne Chiesa Mondo, l'inserto mensile de L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, dal 2012 al 2019. Huffpost l'ha raggiunta per commentare le polemiche che sono sorte dopo gli incontri del Papa con le famiglie degli ostaggi israeliani e con i parenti dei palestinesi. I Rabbini d'Italia lo hanno criticato per aver mostrato una “gelida equidistanza”; i palestinesi lo hanno accusato di essersi rimangiato la parola "genocidio” in riferimento a Gaza.
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Fu Lenin il vero maestro dei crimini di Stalin
In molti libri ed enciclopedie Lenin viene ricordato come rivoluzionario e iniziatore del movimento comunista internazionale. Si dimentica, però, che molti crimini di cui si macchiò più tardi Stalin furono avviati da Lenin stesso. E la cosa non sembra imbarazzare Bersani (e il Pd)
Uno degli errori più grandi che possono essere fatti, limitandosi a letture frettolose, è considerare Lenin meno colpevole di Stalin. In realtà taluni gravi crimini vennero messi in pratica dai rivoluzionari russi subito dopo aver preso il potere. La violenza criminale non è figlia della degenerazione staliniana, dunque, ma era stata teorizzata e messa in pratica anni prima.
Dopo il tramonto è sera ad Occidente
Il tramonto dell’Occidente è alle nostre spalle. Viviamo ormai da tempo la sera dell’Occidente, e cresce il timore della notte che verrà. L’invasione russa in Ucraina, il conflitto in Israele e Palestina, e la percezione netta che il pensiero dominante in Occidente – che pure si configura come Pensiero Unico e globale sia in realtà minoritario nel mondo – accrescono la sensazione di un Occidente assediato, circondato e isolato.
L’Occidente vede all’orizzonte, oltre la minaccia islamista, inquietanti ombre cinesi e persiane, turche e russe, flussi migratori arabi e africani; avverte che pure l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Onu, non sincronizza i suoi pensieri con l’orologio occidentale e non ne condivide le linee e i canoni. Persino nella Nato il pronunciamento di Erdogan su Israele, ha infranto la compattezza dell’Alleanza militare e mostra una larga crepa sul fronte medio-orientale.
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