La poesia è sempre stata per Lina Galli un modo d’essere e uno strumento efficace per raccontare e rivelare con massima trasparenza i problemi collettivi. Attraverso la trilogia Giorni di guerra (1950), Tramortito mondo (1953) e Notte sull’Istria (1958), la poetessa è riuscita a raccontare il profondo dolore della sua gente durante e a seguito della Seconda Guerra Mondiale. Le prime due sillogi sono considerate lo specchio dell’Istria distrutta e travagliata dalla guerra.

Eppure, in Notte sull’Istria la Galli dà più spazio a presentare l’altro volto della sua terra perduta: terra d’amore, bei ricordi dell’infanzia, paesaggi mozzafiato. Quel passato felice, a Parenzo, rappresenta il
conforto che la poetessa prova in mezzo al terrore e alla violenza dell’attualità. Da quest’abbandono contemplativo e nostalgico si traduce la raffigurazione di un paesaggio sullo schermo della memoria, da cui si può ricavare il contrasto dell’Istria, terra di serenità e tristezza, di amore e dolore.

 

10 Febbraio 1947

Cupo febbraio,
flagellato dal vento
in quell'ora
s'udirono grida.
Dalle voragini
braccia scarnite s'alzarono
in tumulto, maledicendo,
maledicendo.
Simili agli uccisi
vagano muti i viventi:
di pietra s'è fatto ogni vivo.
Non hanno più fiato le case,
sepolto è il cielo nel mare profondo.
Affranto un uomo cauto scantona.
E' un superstite, e trema.

Lina Galli

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