L’ultima follia dei “prof” di sinistra: cambiare nome al Natale per evitare “discriminazioni”
Ai laici di sinistra, ai teorici dell’integrazione che annulla le identità e le sensibilità religiose dell’Occidente, a chi crede che eguaglianza sia annullamento e omologazione delle persone, a quelli a cui non andava bene né l’albero nè il presepe, adesso sta sulle scatole anche il nome del Natale: va depurato, rinominato, cambiato, svuotato dai significati cristiani. Potrebbe chiamarsi “festa dell’inverno” o “festa dell’eguaglianza etnica”, a quanto pare, ma restiamo in attesa di altre geniali intuizioni degli intellettuali progressisti che pensano alla rimozione dei simboli cristiani anche dallo stesso Crocifisso. Per adesso, nel nome del Piano per l’uguaglianza etnica e razziale, l’Istituto universitario europeo che ha sede a Fiesole, in Toscana, annuncia che vuol rinominare il Natale, mandando in brodo di giuggiole la sinistra e scatenando la destra. I magnifici rettori dell’Università vogliono comunque festeggiare il Natale (bontà loro) ma attribuendogli un nome che non offenda le persone di un’altra religione. E l’offesa ai cattolici?
"Via Che Guevara non si tocca". Torna l'ipocrisia "stradale" della sinistra
La doppia morale progressista è tornata su strada. Nel vero senso della parola. A Vaiano Cremasco (Cremona), Pd, compagni e rifondaroli si stanno struggendo per la decisione della giunta comunale di modificare il nome di via Che Guevara in via San Francesco d'Assisi. Di sostituire il santino laico della sinistra con un santo vero e proprio non se ne parla: l'intitolazione - strillano i difensori del "Che" - deve restare quella attuale. Le motivazioni che animano tale protesta, tuttavia, sono l'espressione di un progressismo ipocrita, che da una parte vorrebbe riscrivere la storia a colpi di cancel culture e che dall'altra si riscopre invece strenuo difensore della "memoria storica".
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Il Mondo al contrario
Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità. “Cosa c’è di strano? Capita a tutti, e spesso” – direte voi. Ma la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati.
Inutile negare l'evidenza. Il terrorismo rosso aveva le radici "culturali" nella propaganda del Pci
Forse sarebbe anche il caso di parlare delle connessioni fra il comunismo italiano e il terrorismo rosso. È vero che all'epoca del sequestro di Aldo Moro Berlinguer assunse una posizione durissima affinché non si arrivasse a una trattativa con le Brigate Rosse (trattativa che avrebbe dato un riconoscimento politico ai delinquenti che insanguinarono l'Italia per parecchi anni, con omicidi, gambizzazioni -- orribile parola); ma è anche vero che nel secondo dopoguerra il Pci il più grande partito comunista occidentale ebbe un atteggiamento a dir poco equivoco verso la vita democratica nel nostro Paese.
Putin: elogi per Stalin, riabilitazione di Beria
Lo zar usa l’Uomo d’acciaio per giustificare se stesso. Ogni giorno un passo in avanti nell’opera di rivalutazione del dittatore.
Dacci oggi il nostro Stalin quotidiano. Sono ben lontani i tempi in cui i commensali del Piccolo Padre lo adulavano intonando le sue amate canzoni georgiane e facendosi beffe del Padre nostro e della tanto disprezzata religione cattolica. Ma non passa giorno in cui non venga effettuato un altro passo avanti nell’opera di rivalutazione del dittatore sovietico. «Ogni epoca ha bisogno dei suoi eroi». Lo scorso 13 luglio, all’inaugurazione del Forum delle nuove tecnologie, Vladimir Putin ha cominciato così il suo discorso, e fino a qui tutto bene. Si riferiva al 1937, anno di inizio del progetto atomico russo. Tra questi eroi, il presidente russo ha però inserito «un grande fisico», che risponde al nome di Lavrentij Pavlovic Beria, più celebre come il perverso capo del futuro Kgb, nonché esecutore delle purghe più spietate, che cominciarono proprio alla fine di quell’anno.
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HRC e la Open Society Foundation di George Sorors: la mafia woke
Il sistema CEI che spinge i marchi a sostenere l'agenda woke usando come sponsor pubblicitari i trans
I dirigenti di aziende come Nike, Anheuser-Busch e Kate Spade, le cui approvazioni del marchio CEI hanno trasformato il trans Dylan Mulvaney in una celebrità, non lo fanno solo per dare segnali di virtù. I marchi che non si adeguano a questa "moda" woke rischiano di vedere compromesso il loro giro d'affari, e quindi stanno distribuendo affari redditizi a quelle che una volta erano considerate celebrità marginali (come il suddetto trans) perché devono impegnarsi a conquistare un punteggio di "credito sociale" importantissimo. L'arbitro e giudice di questa nuova "moralità" è Human Right Campaign di George Soros.
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Se anche la musica classica diventa razzista
Opere liriche, orchestre, critici. Il politicamente corretti sta corrodendo la musica classica. “Ascolti il Messiah di Handel? Sei un suprematista bianco”
Con il MeToo, Da Ponte e Mozart finirebbero in galera. Definiscono Bach, Beethoven, Schubert ‘musica colonialista’: come si fa? Schubert poi era una persona dolcissima… C’è un movimento secondo cui, nel preparare una stagione musicale, dovrebbe esserci un equilibrio tra uomini, donne, colori di pelle diversi, transgender… Lo trovo molto strano”.
Le radici marxiste del "politicamente corretto"
Nonostante l’espressione “politicamente corretto” venisse già usata nel XVIII sec., acquisì il senso in cui la intendiamo oggi a partire dagli anni 20 dello scorso secolo, nell’Unione Sovietica. Nel 1894 il leader rivoluzionario comunista Vladimir Lenin coniò il concetto partiinost’ - la mentalità di partito. Dopo pochi anni, venne sostituito da politicheskaya pravil’nost’ (politicamente corretto) come riferimento allo stesso concetto.
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- Jonestown The Life and Death of Peoples Temple (2006)
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