Controindicazioni delle cultura woke e della fluidità di genere tanto cara dal ddl Zan. Nel Regno Unito il ministro dell’Interno Priti Patel s’è trovata di fronte ad un dilemma di difficile soluzione: appoggiare le derive politicamente corrette o dare un taglio agli incredibili paradossi del sesso percepito?
Succede infatti che le statistiche sulla criminalità nelle città di Sua Maestà mostravano da qualche tempo un’anomalia: troppe donne venivano segnalate come autori di crimini violenti, compreso quello di stupro, mandando in tilt le statistiche. Dopo un’indagine interna, il ministro ha scoperto il perché: in numerosi distretti di polizia gli agenti, per rispettare l’orientamento sessuale del reo, avrebbero “classificato” i delitti come “femminili” solo perché l’autore del crimine dichiarava di “sentirsi donna” o era transessuale. Il caso limite, rivelato dalla stampa britannica, porta il nome di Zoe Watts, un sant’uomo incarcerato con l’accusa di aver costruito una bomba che è stato inserito nel casellario giudiziario femminile dalla polizia del Lincolnshire dopo essersi “autodichiarato” femminuccia. Il caso non sarebbe isolato. E dunque il ministro Patel è corso ai ripari, chiedendo ai poliziotti di accertare correttamente il sesso biologico.
Anche perché, e qui il problema si fa ben più serio, pare che in Uk un certo numero di criminali stia sfruttando l’occasione di dichiararsi donna per evitare condanne per reati gravi, come lo stupro, che in Gran Bretagna non è previsto possa essere commesso da una femmina. In fondo situazioni simili si erano già verificate altrove nel mondo. In Messico, per dire, alcuni candidati alle elezioni hanno cercato con la scusa del genere percepito di candidarsi come “donne” per sfruttare i vantaggi delle quote rosa. Effetti collaterali di una cultura sempre più diffusa, quella del politicamente e sessualmente corretto. Ma non per questo intelligente.
Nicola Porro - Il Giornale