Renato Cristin spiega la grande macchina globalista
Con il saggio “I padroni del caos” (Liberilibri) il docente universitario triestino indaga con una rigorosa metodologia filosofica tutte le facce della decostruzione della civiltà europea e occidentale. E propone un paradigma liberalconservatore
Avevamo incontrato Renato Cristin nella nostra recensione all’edizione italiana deL’antirazzismo come terrore letterario (Liberilibri, Macerata, 2016, pp. XL-44, € 15,00) di Richard Millet. In quel caso ne aveva curato la pubblicazione. Non solo. La sua Prefazione al testo del noto pensatore francese (A partire da Richard Millet, colpevole di scrivere) consisteva in un ampio, prezioso contributo personale.
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Hanno reciso le radici dell'Europa
“HANNO RECISO LE RADICI DELL’EUROPA, SIAMO PASSATI DAL COSMO AL CAOS”: DIALOGO CON RENATO CRISTIN
Il problema è sempre quello. Capire cosa sta accadendo. Io faccio la parte della bella lavanderina, che ignora tutto tranne di essere al mondo: non mi fido di chi ha risposte impanate nell’ideologia; non sopporto chi semplifica il problema in un claim pubblicitario, tipo ‘sovranisti vs. globalisti’. Ora. Renato Cristin è professore di Ermeneutica filosofica all’Università degli Studi di Trieste, è, tra l’altro, un raffinato esegeta di Husserl, e per Donzelli, nel 2001, ha firmato un saggio a suo modo profetico, La rinascita dell’Europa, in cui ci si poneva la domanda – da allora ripetuta fino alla follia – “che cosa vuol dire, oggi, essere europei?”.
Trolls e bloggers al soldo di Putin
Un movimento politico giovanile vicino a Putin investe molti soldi nel pagare blogger e commentatori su Internet
Il braccio russo di Anonymous ha rivelato ieri alcune tecniche del Nashi (dal russo “i nostri”), il movimento politico giovanile russo vicino a Vladimir Putin, per influenzare scorrettamente l’opinione pubblica sui giornali e soprattutto sul web. Secondo una serie di email scambiate tra l’ex leader di Nashi, Vasily Yakemenko, ora a capo dell’agenzia federale della Gioventù del Cremlino, il portavoce Kristina Potupchik e altri attivisti del movimento, Nashi pagherebbe decine di migliaia di euro a varie persone perché queste scrivano in giro per la Rete articoli e commenti a favore di Putin e del suo partito Russia Unita, per comprare articoli sui giornali o semplicemente per mettere un “non mi piace” ad alcuni video scomodi su YouTube.
La fabbrica dei troll
Russiagate, la “fabbrica dei troll” raccontata da chi ci ha lavorato: l’inchiesta di FqMillenniuM
Nei documenti inviati al Congresso Usa, Facebook, Twitter e Google svelano che dagli account di un'azienda russa son partiti decine di miglia di post su argomenti "divisivi", dall'omosessualità alla guerra in Siria, anche in piena campagna per le presidenziali. La società si chiama Internet Reserach Agency, ma altro non è che la famigerata centrale della disinformazione putiniana basata a San Pietroburgo. E raccontata in un reportage del mensile del Fatto, che pubblichiamo integralmente. Di Anna Lesnevskaya | 1 novembre 2017 - Il Fatto Quotidiano
Russia, i troll a servizio di Putin
Svelata da un blogger la "macchina della disinformazione" che agisce su forum e social attraverso una rete di lavoratori istruiti sulle parole chiave da usare a sostegno di Mosca. E se non si pubblicano 135 commenti a turno, si paga la multa.
Come si lavora nelle fabbriche dei troll di Putin
I troll di Putin - 1 Un ex dipendente svela alla tv russa i tentativi riusciti di interferire nella politica americana, fa tutti i nomi e dice: era dadaismo
di Micol Flammini 30 Ottobre 2017 - IL FOGLIO
“Era postmodernismo puro. Postmodernismo, dadaismo, surrealismo”, dice Alan Baskayev alle telecamere dell’emittente russa Dozhd Tv. Pelato, occhiali da vista e una maglietta rossa con la bandiera a stelle a strisce e al centro la scritta “Top Out”, Baskayev è il primo impiegato di una fabbrica di troll che ha rivelato la sua identità e ha spiegato come attraverso i social media i russi sono riusciti a interferire nelle le presidenziali americane.
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Togliatti: la rinuncia alla cittadinanza italiana
Come italiano si sentiva «un miserabile mandolinista e nulla più» mentre, come «cittadino sovietico» sentiva di «valere dieci volte più del migliore italiano».
Il 21 agosto 1964 moriva Palmiro Togliatti, uno dei protagonisti della storia del Novecento. Il suo ultimo scritto, il "memorandum di Yalta", pubblicato postumo e presentato come ideale testamento, fu letto quale dimostrazione dell'intelligenza di un leader pronto a portare il Pci sull'orlo di una frattura con il Pcus e a caldeggiare l'idea di una politica "nazionale" dei partiti comunisti europei.
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Donald Trump istituisce il "giorno per le vittime del comunismo"
Donald Trump istituisce la giornata in ricordo delle vittime del comunismo proprio nel giorno dell'anniversario della rivoluzione bolscevica.
Più chiaro di così non poteva essere: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di istituire una giornata nazionale in ricordo delle vittime del comunismo. E come data ha scelto proprio il 7 novembre, giorno in cui, nel 1917, i bolscevichi hanno dato il via alla rivoluzione russa.
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