Attenti al Grillo. Il futuro a 5 stelle è un Medioevo povero e gelido
Il programma bandisce gas e petrolio, dal 2050 solo rinnovabili. I disoccupati? vanno indirizzati alla terra
Francesco Maria Del Vigo - Lun, 31/07/2017
Cosa si nasconde realmente dietro il Movimento 5 Stelle? Grattando via i proclami pubblici, le battutacce, le provocazioni e le parole d'ordine ripetute fino allo stordimento («Onestà! Onestà!») che cosa rimane della campagna elettorale permanente dei grillini? Verba volant e scripta manent, anzi web manet, come sarebbe piaciuto a Gianroberto Casaleggio.
E dunque per vedere cosa ci aspetterebbe in un eventuale futuro a Cinque Stelle, siamo andati a leggerci lo sterminato programma politico partorito dalla rete tramite la piattaforma Rousseau. E la prima cosa che balza agli occhi è che il futuro tratteggiato dai seguaci di Grillo assomiglia incredibilmente al passato, a un passato di decrescita economica, di case fredde e piatti semivuoti, di lunghi spostamenti a piedi e di sacrifici. È il medioevo grillino. I cittadini immaginati da Grillo e Casaleggio sembrano automi che si muovono su uno sterminato set di Mad Max. Perché, come è proprio di tutte le ideologie utopiche a partire dal marxismo, il grillismo non ha un programma che aderisca alle richieste dei cittadini, ma si prefigge di mutare i cittadini per farli aderire alla propria ideologia.
Se volete addentrarvi in questa lettura, tutt'altro che balneare, potete scaricarlo gratuitamente dal sito del Movimento.
Il programma, scritto collettivamente come un romanzo di Wu Ming sulla piattaforma Rousseau, è incompleto. Lavori in corso. Una specie di Sagrada Familia che potrebbe rimanere un eterno cantiere a cielo aperto, con la differenza che dietro non c'è la mano di Gaudí.
Ma i punti programmatici già approvati, votati e certificati dalla Casaleggio Associati, sono sufficienti per avere un'idea precisa di quello che combinerebbero i pentastellati una volta entrati nelle stanze dei bottoni.
IL PROGRAMMA DEI GRILLINI IN CIFRE
Passiamo ai numeri, innanzitutto, perché rendono l'idea delle priorità di governo di un eventuale esecutivo pentastellato. I primi numeri che analizziamo sono quelli delle pagine. Il capitolo sul quale i grillini si sono spremuti più le meningi è quello che riguarda il programma energetico: 91 pagine in formato A4. Praticamente un libro, dedicato all'abbandono totale (entro il 2050) dell'utilizzo del carbone in favore delle energie rinnovabili. Tutti più poveri e infreddoliti, ma col sorriso ghiacciato sul volto. Al secondo posto della classifica delle urgenze nazionali c'è l'agricoltura: 43 pagine nelle quali si spazia dalla necessità di reinvestire sui campi al benessere del cavallo, passando ovviamente per la guerra senza quartiere a qualunque tipo di biotecnologia e Ogm. Ma continuiamo coi numeri. Nel Paese con la disoccupazione giovanile più alta del Continente e con un numero monstre di non impiegati e rassegnati al fancazzismo (i famosi Neet), gli ideologi del grillismo al 20 maggio di quest'anno non sono riusciti a partorire più di sei striminzite paginette. Così come, nell'era del terrore costante, il capitolo dedicato alla difesa del nostro Paese non supera le otto cartelle. Sorpassato, nella hit parade delle priorità a cinque stelle, dal programma trasporti (23 pagine), dalla scuola (12 pagine), dal turismo (11 pagine) e dagli esteri (10 pagine). Altre voci, al momento, sono ancora in via di approvazione. Ma possiamo avere comunque un'idea delle linee di massima del Movimento attraverso un programma riassuntivo, disponibile sul blog del comico.
IL FUTURO PER IL MOVIMENTO CINQUE STELLE? STARE SOTTO LE COPERTE
Diminuire, diminuire e ancora diminuire. È questa la parola chiave dello sterminato programma energetico dei Cinque Stelle. Lo scopo finale deve essere secondo il vangelo grillino - la decrescita dei consumi energetici. Come? Grazie al progresso tecnologico spiegano fideisticamente i pentastellati e soprattutto grazie «al cambiamento dei comportamenti degli utenti». In poche parole: preparatevi a patire il freddo d'inverno e il caldo in estate. Sul calendario del M5S c'è già la data: l'Italia entro il 2050 userà esclusivamente energie rinnovabili. Abolite tutte le forme di energia fossile ma, soprattutto, abolite anche tutte le importazioni di energia, l'energia sarà tutta Made in Italy. Benito Mussolini saprebbe benissimo come etichettare questa politica: autarchia. Per gli esperti del settore è un'utopia che potrebbe trasformarsi in un incubo.
«Oggi produciamo in proprio solo l'8% del petrolio e il 10% del gas che consumiamo. Se vogliamo raggiungere l'autosufficienza energetica dobbiamo trovare il modo di sostituire quel 92% del greggio e quel 90% del gas che importiamo dall'estero. In più, se oltre a diventare energeticamente autarchici vogliamo anche eliminare i combustibili fossili, dobbiamo trovare il modo di sostituire con altre fonti quei 7,92 barili di petrolio più 1.103 metri cubi di gas che ogni anno consuma ciascun singolo», spiega Luca Longo analista energetico. Insomma i 5 Stelle prevedono una grande crisi energetica: una riduzione dei consumi del 37%, dai 112 Mtep registrati nel 2014 ai 71 previsti per il 2050. Ma il crollo non sarà omogeneo: mentre agricoltura, industria, servizi e residenziale potranno calare «solo» del 30%, i trasporti dovranno arrivare a ridurre i consumi del 50%.
Non va meglio all'energia termica: una riduzione di oltre il 72% grazie ai previsti miglioramenti «dell'efficienza degli impieghi finali e alla sostituzione degli usi termici con quelli elettrici». Meglio andare a comprare qualche maglione e qualche coperta imbottita in più, non si sa mai.
IN TAVOLA SOLO BIO, POCA CARNE E NIENTE OGM. DONNE E ANZIANI A LAVORARE NEI CAMPI
Se l'energia è un male incurabile e l'industria un nemico da combattere, come si fa a sbarcare il lunario? I grillini non hanno dubbi: con l'agricoltura, architrave della lotta al neoliberismo. L'antiscientismo si invera in una filosofia un po' hippie e new age del ritorno alla natura incontaminata, con una spruzzata di cyber punk. Ed è un paradosso che il ritorno all'oleografia bucolica venga profetizzato da un partito che della tecnologia ha fatto la sua esistenza e la sua stessa colonna vertebrale. Il valore dell'agricoltura nel Pil italiano è del 2,1%, ma i grillini contano di aumentarlo esponenzialmente. Come? Innanzitutto col «km utile», versione furbesca dell'ipocrita km zero, ma altrettanto residuale. «Il nostro obiettivo è incentivare il consumo di alimenti provenienti dalla filiera corta, ovvero caratterizzata dall'assenza di intermediari commerciali o composta da un solo intermediario tra il produttore e il consumatore e a chilometro utile, da intendersi come una distanza massima tra area di produzione e trasformazione e quella di vendita», scrivono i sacri testi. Peccato che l'Italia dal punto di vista alimentare non sia autosufficiente. Solo per fare qualche esempio: produciamo solo il 65% del grano duro necessario al fabbisogno nazionale, il resto lo importiamo. Così come importiamo la maggior parte dei legumi e grandi quantità di grano, latte e carne bovine. Ma il programma agricoltura del movimento fondato da Grillo e Casaleggio è in realtà un vero e proprio manifesto ideologico che mette nel mirino due grandi nemici: gli Ogm («da combattere strenuamente») e il consumo di carne. Quella contro gli organismi geneticamente modificati è una battaglia senza quartiere: non solo non devono essere utilizzati, ma neppure studiati e messi al margine grazie a un sovietico «Piano proteico nazionale». «La promozione ed incentivazione della produzione di proteine vegetali è indispensabile non solo per limitare l'utilizzo di mangimi arricchiti con farine animali scrivono i nutrizionisti pentastellati -, ma anche al fine di poter disporre di valide alternative per tutti quei consumatori che, contrari agli Ogm, molto diffusi nelle fonti proteiche vegetali, preferiscono prodotti nazionali garantiti». Insomma i grillini vogliono anche decidere quello che mettiamo nei nostri piatti: verdure rigorosamente senza Ogm e prodotte a km utile (facile se sei nel Chianti, più complicato e costoso se abiti nelle periferie di una grande metropoli, a meno che non pensino di fare un orto nelle aiuole di piazzale Loreto) e un minor consumo di carne. D'altronde le prime avvisaglie di questa volontà si sono già viste a Torino, dove la sindaca Appendino ha previsto un giorno alla settimana di dieta vegana nelle mense scolastiche. «Il M5S è contrario agli allevamenti intensivi e si fa promotore di un uso limitato di carne sia per motivi di salute che di sostenibilità ambientale». Chiarissimo, cristallino. Ma il programma agricoltura riserva anche insoliti e involontari suggerimenti umoristici: «Deve essere incentivato l'accesso alla terra a coloro che, non più giovani sono usciti o sono stati esclusi dal mercato del lavoro, in primis le donne e i soggetti deboli della società». Come avevamo fatto a non pensarci prima? D'altronde il lavoro dei campi non è faticoso...