Figli di Putin: Granato e Pillon
«Penso che Putin stia conducendo un’importante battaglia non solo per la Russia ma per tutti noi (...). Lui la sta facendo perché non ha accettato l’agenda globalista che è stata imposta pure a noi e quindi a tutti gli stati dell’Unione europea. A Putin voglio dire: uniamo le forze per sconfiggere insieme l’agenda globalista!». Le parole di Bianca Laura Granato, ex M5S, nemica del green pass e teorica della via nostrana al putinismo, rimbalzano da ore sulle pagine di Telegram di chi osanna all’invasione dell’Ucraina. La senatrice, a sentire l’intervento del presidente ucraino Zelensky collegato con il Parlamento italiano, oggi non ci sarà. Come non ci saranno ex M5S del gruppo l’Alternativa, leghisti come l’idolo degli antiabortisti Simone Pillon, grillini come Gabriele Lorenzoni ed Enrica Segneri e forse nemmeno Veronica Giannone e Matteo Dall’Osso, già russofili del Movimento oggi approdati in Forza Italia.
Il nipote di Gramsci che sostiene Putin
[Chissà perché non mi stupisco...] Il nipote di Gramsci che sostiene Putin: «Voi non capite, il Paese è con lui»
di Marco Imarisio, nostro inviato a Mosca - Corriere della Sera 8 marzo 2022
Figli di Putin: Matteo Salvini
Matteo Salvini contrario alla sospensione del sistema Swift e alle sanzioni. Vorrebbe negoziare con "l'amico" Vladimir. "Sono convinto che il dialogo sia l'unica strada", insiste il segretario lumbàrd citando "il Santo Padre", la richiesta per il cessate il fuoco rivolta all'ambasciatore moscovita presso la Santa Sede. "E non credo che il pontefice possa essere considerato un filorusso", ironizza.
Ho acceso la tv e ho trovato i figli di Putin sulla Rai
Ieri sera ho visto un incredibile programma di Rai2 in cui un (finora ottimo) corrispondente da Mosca [Marc Innaro ndr] giustificava Vladimir Putin, accusando il mondo libero di avere umiliato la Russia dopo il crollo del comunismo, e perciò di avergli provocato la frustrazione che ora gli ha fatto invadere l'Ucraina. Pure io a questo punto sono frustrato: davvero dobbiamo pagare il servizio pubblico per ricevere propaganda putiniana? Inconsapevole, probabilmente. Perché se a un giornalista si chiede non cronaca ma analisi, e poiché ogni misfatto ha il suo antefatto, è possibile che egli si sbizzarrisca andando a ritroso di trent'anni per "capire" e "spiegare" l'invasione dell'Ucraina (anzi dell'Ucrania, secondo la senatrice ex grillina Nugnes).
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Laogai: la tragica storia dei campi di lavoro cinesi.
"In Cina, vogliono che tu diventi una nuova persona socialista, e questo è lo scopo dei campi di lavoro", dice Harry Wu, un sopravvissuto al sistema carcerario noto come "Laogai", che significa "riforma attraverso il lavoro". "Il compito principale nel campo di prigionia è sopravvivere, trovare cibo, tutto qui", dice Wu.
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Qualcuno risalì dalle foibe
La giornata del Ricordo torna ogni anno in punta di piedi a ricordarci l’altra metà rimossa della storia, dell’orrore e della pietà. Me ne sono occupato altre volte, sottolineando le ragioni per cui ricordare le foibe e l’esodo: perché è il capitolo italiano del comunismo mondiale, perché è l’ultima commemorazione dedicata all’amor patrio, perché descrive le sofferenze di un popolo, perché ci ricorda che gli orrori non esistono da una parte sola. E noi dobbiamo prendere sulle nostre spalle la storia universale della pietà, a partire da coloro che ci sono più vicini. Ma questo 10 febbraio vorrei raccontarvi una storia, anzi due, sull’orlo delle foibe, che ebbero però un lieto fine.
Bucate quei palloni gonfiati
Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti nell’odiato occidente.
Jonestown The Life and Death of Peoples Temple (2006)
https://drive.google.com/file/d/1QDtLeS6eWbQeu-GGgCQENRgpUUw9A2Z4/view?usp=sharing
Titolo Originale: JONESTOWN: THE LIFE AND DEATH OF PEOPLES TEMPLE
Regia: Stanley Nelson
Interpreti: -
Durata: h 1.26
Nazionalità: USA 2006
Genere: documentario
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